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Da dove arriva la farina del pane? Lo dice la blockchain
News
Settembre 27, 2022
Tracciare e rintracciare a posteriori da dove arriva una fetta di pane, comprendere con quali materie prime è stata prodotta, valutarne la sostenibilità ambientale e sociale attraverso la garanzia data dalla tecnologia blockchain e un semplice gesto come quello di inquadrare un QR-code e leggere tutta la documentazione utile a capire la storia del prodotto. Questi i vantaggi del consumatore che acquisterà il pane in uno dei panifici che hanno aderito a una prima esperienza pilota del progetto “Alle origini del pane. Dal campo al panificio con la blockchain”, sviluppato per “Qui Vicino”, marchio ideato da Aspan Bergamo per il tracciamento della filiera lombarda della panificazione. Il progetto, realizzato da Coesi e DIH, è stato finanziato dal bando SI 4.0 di Regione Lombardia e vede la collaborazione di Aspan (Associazione Panificatori della provincia di Bergamo), Ascom Confcommercio Bergamo, Coldiretti Bergamo, Confimi Industria e Coesi Confcooperative Bergamo. A realizzare il progetto sono state Genuine Way per la parte riguardante la tecnologia blockchain e Cefriel, che ha lavorato in qualità di partner scientifico svolgendo un’analisi dettagliata della filiera, identificando gli attori coinvolti e le informazioni utili per un trattamento efficace in ottica di sostenibilità.
Come nasce il progetto Qui vicino?
“Alle origini del pane” è partito come progetto pilota nel 2021 con alcuni panifici decisi a usare la tecnologia digitale per tutelare i consumatori attraverso la certificazione del processo di produzione e mettendo a loro disposizione un modo semplice per capire con esattezza la provenienza della farina diventata pane portato in tavola.
“Nella primavera del 2021 – racconta Amelia Bassini, una delle fondatrici di Genuine Way – si è presentata l’occasione di lavorare a questo interessante progetto. Abbiamo partecipato a una selezione di startup curata da Cefriel, avevamo la nostra piattaforma, basata su blockchain, in grado di rispondere alle esigenze di tracciamento di filiera, e, così, in circa 3 mesi, abbiamo realizzato tutto e 5 panifici hanno aderito al progetto pilota iniziale.”
Un progetto semplice e di successo
“La filiera del pane – continua Amelia Bassini – si capisce, interessa e ha una ricaduta sul cittadino molto chiara, comprensibile a chiunque perché traccia la cosa più antica che c’è: pane e farina.
È una cosa semplice, pur nella sua complessità. Ai 5 panifici iniziali se ne sono aggiunti molti altri: adesso sono una ventina, ma l’obiettivo è far entrare tutti i panifici della zona di Bergamo che utilizzano farine locali. Grazie alla nostra piattaforma, deposito, mulino e panificatori possono accedere e interagire in modo quotidiano con blockchain in modo da certificare la provenienza del grano con cui si produce la farina”.
È una cosa semplice, pur nella sua complessità. Ai 5 panifici iniziali se ne sono aggiunti molti altri: adesso sono una ventina, ma l’obiettivo è far entrare tutti i panifici della zona di Bergamo che utilizzano farine locali. Grazie alla nostra piattaforma, deposito, mulino e panificatori possono accedere e interagire in modo quotidiano con blockchain in modo da certificare la provenienza del grano con cui si produce la farina”.
Come funziona la piattaforma?
“La certificazione – spiega Nadia Fabrizio, esperta blockchain Cefriel – avviene notarizzando documenti su blockchain, ovvero registrando documenti digitali in un registro le cui pagine non possono essere strappate in quanto visibili a tutti gli attori che decidono di tracciare un processo. Questo implica anche digitalizzare i processi aziendali di panificatori e molini, scambiarsi dati tra attori della filiera e rispondere in questo modo all’esigenza di comunicare all’esterno le caratteristiche di un certo prodotto per promuoverlo al meglio. Usare blockchain significa non solo avere informazioni immutabili, accessibili e trasparenti, ma anche diminuire i costi legati alle inefficienze di processi gestiti solo su carta e rispondere concretamente all’esigenza di attenzione nei confronti dell’ambiente”.
C’è stato bisogno di formazione e accompagnamento?
“Abbiamo organizzato dei webinar per i panificatori insieme ad Aspan per spiegare il funzionamento dell’app, mentre i cittadini, già abituati ai QR code per mille altre ragioni diverse, non hanno avuto bisogno di supporto” – afferma Amelia Bassini. “La barriera tecnologica esiste, ma il progetto ha avuto anche lo scopo di non far trasparire all’esterno la complessità intrinseca della blockchain”.
Quale il futuro per il progetto Qui Vicino?
“Il progetto si innesta su una filiera già esistente quale quella del pane e ha un valore e un impatto innegabili, soprattutto perché ha consentito alle imprese di lasciare la gestione cartacea di molte attività per digitalizzarsi” – sottolinea Giorgio Puppi, Responsabile Innovazione e Digitalizzazione Ascom Bergamo Confcommercio e referente I&T DIH Bergamo. “Fino a qualche tempo fa, i molini e i panificatori dichiaravano di produrre e usare farine a km zero, ma lo facevano autocertificando la cosa. E questo non poteva certo avere lo stesso valore che si ha invece adesso grazie al digitale. Ci auguriamo che il progetto possa ampliarsi e coinvolgere un numero sempre più alto di panificatori. Per questo abbiamo richiesto un finanziamento alla Camera di Commercio di Bergamo che lo ha concesso, andando a coprire altri due anni di funzionamento. Abbiamo in programma, inoltre, l’estensione di Qui Vicino ai territori di Lecco e Sondrio e stiamo investendo affinché altre realtà di altri comparti possano ricorrere a blockchain per tracciare la filiera. Il cammino da fare è ancora lungo, ma Qui Vicino ha dimostrato che vale la pena percorrerlo”.